DIALOGO A DUE VOCI
7 marzo c.a.: un bellissimo incontro in occasione della giornata internazionale della donna, promosso dal Centro Studi a due voci per dialogare sulla vita religiosa oggi in prospettiva di futuro con una partecipazione di circa 300 donne consacrate appartenenti a diversi Istituti, pro-vocate sulla fine di un certo modo e mondo di essere consacrate.
sr Nicla Spezzati, asc, Consigliera Usmi dell’ambito della formazione, ha coordinato l’incontro.
Erano presenti via Skype – sr Antonietta Potente, suora domenicana e teologa, che dopo gli studi ha vissuto gran parte della sua vita in una famiglia Indios in Bolivia, impegnandosi in prima linea nel dialogo interreligioso e per i diritti delle donne, per l’equilibrio economico e per l’ambiente.
Antonietta ha sviluppato una riflessione teologica tra le più profonde e originali, che parte da un ripensamento totale della vita religiosa alla luce di una spiritualità ancorata al presente. Il suo, un contributo molto stimolante e appassionato; tra le tante cose comunicate, ci ha affidato un compito: “A tutti e a tutte direi di non piangere perché siamo in poche, ma di affrettarsi a ritrovare il proprio nome, in quanto identità preziosa, prima di tutto « come donne » e poi come donne sapienti nella vita interiore e nella passione per l’umanità”.
Presente in aula: p. Amedeo Cencini, sacerdote canossiano, che ha conseguito la licenza in scienze dell’educazione all’Università Salesiana e il dottorato in psicologia all’Università Gregoriana; specializzatosi in psicoterapia all’Istituto Superiore di Psicoterapia analitica è formatore e appassionato animatore della vita consacrata. “Mai come in questi tempi la vita consacrata si è trovata a riflettere sui suoi tempi, o sul suo modo di porsi dinanzi allo scorrere del tempo, trovandosi ad affrontare interrogativi e considerazioni che non erano affiorati finora, con così tanta drammaticità, alla sua coscienza. P. Cencini si chiede: « Avremo ancora un futuro? I nostri istituti sopravvivranno a questa ondata di secolarismo imperante? Se continua questo trend vocazionale il problema non sarà se avremo futuro, ma più semplicemente quanto tempo ancora abbiamo di vita, e la preoccupazione sarà allora – tutt’al più – quella di morire dignitosamente…».