Non solo accogliere gli immigrati e i rifugiati nelle comunità religiose, dove e come è possibile… ma accogliere le persone là dove esse arrivano: in Sicilia. Questo si propongono alcune religiose di
nazionalità diverse e appartenenti a diverse Congregazioni su orientamento della UISG (Unione Internazionale Superiore Generali). Esse intendono “realizzare piccole équipe intercongregazionali e internazionali di religiose che avranno come obiettivo ascoltare e accogliere i migranti che sbarcano in Sicilia e divenire al tempo stesso ponte tra loro e le popolazioni del territorio”. Partiranno per l’isola nei primi giorni di dicembre. Saggiamente ora sono in fase non di progettazione – perché un progetto fatto potrebbe risultare non consono alla realtà del momento – sì di formazione e preparazione. Infatti andranno “con occhi molto aperti, orecchie molto aperte, soprattutto un cuore disponibile a cogliere la realtà della gente che vive in Sicilia” e per “creare delle relazioni tra le persone dei due campi: non basta la carità, – ammettono – bisogna arrivare a creare comunione e relazione”. L’équipe, formata da religiose indiane, eritree, congolesi, italiane è già una testimonianza che è possibile vivere insieme pur con provenienze diverse.

Come formazione innanzitutto pensano a seminari, guidati da una religiosa psicologa, che faciliteranno la creazione di una comunità non solo diversa per provenienza – alla quale sono già abituate – ma per carismi. Gesù e la missione saranno il fulcro attorno a cui imposteranno vita e attività.
E perché la loro testimonianza e l’annuncio siano efficaci esse sanno che urge conoscere l’isola e i suoi abitanti. Oltre allo studio della lingua italiana, prevedono, pertanto, studi sulla realtà dell’isola, della sua storia sociale, civile ed ecclesiale. (B.M.)