Intervento del card. G. Bassetti al Seminario “Autonomia parità e libertà di scelta educativa” organizzato da USMI – CISM – Roma, 14 novembre 2019
Si avvia a conclusione il decennio che la Chiesa italiana ha voluto dedicare all’educazione, e proprio dal documento che inaugurava questo decennio (Educare alla vita buona del Vangelo, Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020) possiamo prendere qualche spunto.
Anzitutto, nelle pagine iniziali si afferma che «nell’educazione, la libertà è il presupposto indispensabile per la crescita della persona», perché «siamo nel mondo con la consapevolezza di essere portatori di una visione della persona che, esaltandone la verità, la bontà e la bellezza, è davvero alternativa al sentire comune» (n. 8).
Nel paragrafo dedicato alla scuola cattolica si declinava invece il principio di libertà in relazione alla scelta educativa dei genitori: «La scuola cattolica costituisce una grande risorsa per il Paese. In quanto parte integrante della missione ecclesiale, essa va promossa e sostenuta nelle diocesi e nelle parrocchie […]. In quanto scuola paritaria, e perciò riconosciuta nel suo carattere di servizio pubblico, essa rende effettivamente possibile la scelta educativa delle famiglie, offrendo un ricco patrimonio culturale a servizio delle nuove generazioni» (n. 48).
Purtroppo, nonostante l’impegno profuso dalle realtà ecclesiali nel promuoverle e sostenerle, la vita delle scuole cattoliche non è facile, perché manca in Italia quella vera parità che altri Paesi riescono a garantire tra scuole statali e non statali. Ciò può spiegare, insieme ad altri fattori, il calo progressivo nel numero di scuole cattoliche registrato negli ultimi anni in Italia, e ancor più il calo nel numero degli alunni di queste scuole. Negli ultimi dieci anni, infatti, sono scomparse circa 1.000 scuole cattoliche (su un totale di quasi 9.000) e si sono persi più di 160.000 alunni.
Prendo questi dati dalle ricerche condotte ogni anno dal Centro Studi per la Scuola Cattolica della Cei, che monitora la situazione del settore e documenta purtroppo la grave crisi in cui le scuole cattoliche si trovano attualmente.
Ma questi numeri non devono indurci a considerazioni pessimistiche. Accanto alle tante scuole che si chiudono ce ne sono di nuove che si aprono e che rivelano la domanda di educazione cristiana che le famiglie desiderano per i propri figli: una domanda che potrebbe essere molto maggiore se solo le condizioni economiche fossero diverse.
Non si tratta solo della crisi economica che affligge ancora l’Italia e che induce molte famiglie a rinunciare alle spese giudicate non indispensabili (anche se le spese per l’educazione dei figli non possono definirsi accessorie o, peggio, un “lusso”). Si tratta anche dei riflessi dell’inverno demografico e della crisi in cui si dibattono le stesse scuole cattoliche a fronte di spese crescenti per il personale e per le strutture.
È un’eccezione italiana che certo non fa onore al nostro Paese. Nel resto del mondo e in Europa le cose vanno senz’altro meglio.
Per un rapido panorama possiamo partire dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948), in cui all’art. 26, comma 3, si afferma che «i genitori hanno diritto di priorità nella scelta dell’istruzione da impartire ai loro figli». E questo diritto alla libertà di scelta educativa è ripreso dai successivi documenti promulgati da diverse sedi internazionali. Ovviamente non è questa la sede per ripercorrere le singole dichiarazioni, ma sarebbe una lettura utile per confrontare la condizione italiana con il quadro internazionale.
Se ci limitiamo a guardare all’Europa, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (la cosiddetta Carta di Nizza, dell’anno 2000) afferma nell’art. 14 il diritto all’istruzione per tutti e, nel comma 3, ribadisce che «la libertà di creare istituti di insegnamento nel rispetto dei principi democratici, così come il diritto dei genitori di provvedere all’educazione e all’istruzione dei loro figli secondo le loro convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche, sono rispettati secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio». Le legislazioni dei Paesi europei garantiscono quasi ovunque questo diritto e purtroppo l’Italia è uno dei pochi Paesi che impediscono di vedere attuato in tutta Europa questo principio. Ben due risoluzioni del Parlamento europeo, nel 1984 e nel 2012, hanno ribadito la necessità di finanziare anche i costi delle scuole non statali che offrono, come le scuole cattoliche, un servizio scolastico di qualità.
Il Centro Studi per la Scuola Cattolica ha dedicato un suo recente Rapporto al Valore della parità (2017), analizzando il quadro nazionale ed europeo e giungendo alla conclusione che purtroppo l’Italia si distingue negativamente in un contesto invece aperto ed attento al contributo dei soggetti non statali alla fornitura del servizio scolastico, cui sono assicurati regolari finanziamenti per coprire almeno buona parte dei costi di esercizio, in nome di quel principio di sussidiarietà che oggi è affermato anche nella Costituzione italiana ma non ancora pienamente attuato.
Non è però sui soli aspetti economici che intendo soffermarmi. La finalità di una scuola cattolica non è solo quella di assicurare un generico servizio scolastico, ma quella di offrire un valore aggiunto al percorso educativo dei suoi allievi mediante l’ispirazione evangelica che deve permeare tutte le attività scolastiche. Un’ispirazione che non contraddice la laicità della scuola italiana: quest’ultima, infatti, non si identifica con un indifferentismo religioso, bensì si esprime anche con un’apertura alla dimensione religiosa, riconoscendo come il cristianesimo abbia contribuito a dare forma ai valori e alla cultura del nostro Paese e dell’Europa.
La Chiesa ha un patrimonio di valori educativi che non può disperdersi solo per ragioni economiche: vorrebbe dire che abbiamo costruito la nostra casa sulla sabbia e non sulla roccia di una solida convinzione missionaria. Le Congregazioni religiose hanno carismi educativi da preservare e valorizzare anche quando si trovano in difficoltà per la crisi delle proprie vocazioni. Associazioni e movimenti laicali stanno affiancando (e talora sostituendo) le Congregazioni nella promozione di scuole e istituzioni educative.
L’importante è che non venga mai meno questo impegno di educazione e di missione che si concretizza nel servizio a quelle famiglie che vedono nell’offerta educativa delle scuole cattoliche una proposta efficace e in sintonia con i loro principi e con le loro esigenze. È questo servizio che non deve mai venire meno. La scuola cattolica, infatti, vuole essere soprattutto una “comunità educante”; e in una comunità ciò che conta sono le persone in quanto tali, apprezzate, valorizzate e amate per la loro singolare identità e con le loro particolari esigenze: alunni e insegnanti, genitori e dirigenti.
Chi si dedica all’educazione è animato da una speranza incrollabile. È questa che ci accompagna nell’impegno di ogni giorno in mezzo alle persone, soprattutto quelle che stanno crescendo e chiedono a noi adulti ragioni di vita, di fiducia e di speranza.
+ Gualtiero Card. Bassetti