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Novità in vetrina

Alla ricerca dell’equilibrio psicofisico

vizi1L’Autore del libro, Luciano Masi, definisce i vizi come «strutture organizzate all’interno della personalità umana». Qualcosa che in qualche modo appartiene alla natura dell’uomo ed esercita potenzialità distruttive. Il vizio, la lista dei vizi capitali, sono spesso stati identificati come le tentazioni più comuni in cui è facile imbattersi. Alla schiera dei comportamenti da mettere al bando e da classificare come male, si è spesso controbilanciato con una serie di ammonimenti morali per prevenirli e superarli. Nell’immaginario comune si è quindi intravisto come una sorta di antidoto al vizio: l’osservanza religiosa, la spiritualità incarnata in valori profondi, il riscatto salvifico del rifuggirli. Nell’attuale periodo storico in cui il senso della responsabilità diventa relativo, in cui mancano orizzonti di senso e in cui l’uomo respinge l’alterità per incentrarsi su se stesso, non esistono più precetti pedagogici da osservare né teorie civili e sociali da edificare nel nome di un bene comune. Il vizio viene traslato dalla mitologia alla sintomatologia nevrotica e psicosomatica che attanaglia la nostra esistenza. Le analisi di tipo antropologico o culturale vengono stigmatizzate, il sistema educativo non può più tenere conto delle tendenze, dei riferimenti concettuali, di una paideia comunitaria. Tutto si amplifica in una apatia e in un malessere sotteso, amorfo e indistinto. L’uomo è immerso in una nebbia esistenziale, in un tacito disagio poiché ha perso dei principi universali che lo possano rappresentare oltre il tempo e lo spazio, che lo possano rendere perfettibile nella formazione della propria personalità. Non si possono sanare i mali dell’intimo attraverso il palliativo della cura terapica. Prima viene l’interrogativo dell’uomo e dei suoi valori. E’ quindi necessario darsi uno scopo, un ideale, un obiettivo ed è altrettanto necessario agire responsabilmente per perseguire i propri fini anche tra le difficoltà. Le difficoltà possono rafforzare e possono dare compiutezza ai nostri sforzi. Sostiene Masi che «la psicoterapia non si limita a esplorare solo la dimensione somatica e psichica, ma getta uno sguardo attento anche a quella che Frankl chiama dimensione noetica, cioè quell’area ‘spirituale’ (dando a questo termine connotazione antropologica) laddove si sviluppano quegli orientamenti intimi legati alla struttura dell’autotrascendenza che chiamiamo valori, senza il cui sostegno ben difficilmente la battaglia contro i vizi potrà essere vinta».

Romina Baldoni

usminforma@usminazionale.it

Luciano Masi

Vizi capitali e psicopatologia

Paoline, pp. 128, € 13,00

 

 

Un testo bruciante…

nlUltimo testo di padre Silvano Fausti. Una specie di Summa del suo pensiero, nato come reazione alla strage di Parigi del gennaio 2015 – quella di Charlie Hebdo e delle rinnovate polemiche sullo «scontro di civiltà» – e scritto durante i mesi di malattia. È una riflessione sulla libertà e sui fanatismi che nascono dall’ignoranza e dal pregiudizio, e punta diritta al cuore stesso del mistero di Dio, rivelato nello «stile» di Gesù.Come aveva già fatto nella Lettera a Sila, padre Fausti usa lo strumento della pseudonimia: l’autore di queste «lettere sulla libertà» indirizzate a Voltaire sarebbe un «anonymus» gesuita settecentesco, già insegnante di filosofia del celebre illuminista (che ha davvero studiato in una scuola della Compagnia di Gesù). Nascosto dietro la maschera dell’anonymus, padre Fausti argomenta con passione e azzarda giudizi graffianti, polemici, spesso ben lontani dal politically correct. Un testo bruciante, che contrappone alle ragioni della Verità e dell’Ideologia la follia della Croce, rivelazione sempre sconcertante del Dio amore.«Vivere è l’arte di una liberazione continua da ogni schiavitù di intelletto e volontà, da ogni ignoranza e vizio. Ed è gioia di crescere ogni giorno di più in libertà di amare».

 

Silvano Fausti

Lettera a Voltaire

Contrappunti di libertà

Ancora,  p. 112, euro 14,00

e-book, euro 6,99

La Misericordia libera e …

novita1In questi tempi oscuri in cui si avverte con forza la necessità di riscoprire un nuovo umanesimo, papa Francesco ha voluto ricordare una delle priorità cui è chiamata la Chiesa attraverso la sua testimonianza nel mondo. E’ iniziato dall’ 8 dicembre 2015 l’Anno del Giubileo straordinario sulla Misericordia che si concluderà il 20 novembre 2016. Si parte quindi da un invito solenne di conversione spirituale che permetta a tutti di avvicinarsi alla comprensione più profonda del messaggio evangelico. Gesù fra gli ultimi e per gli ultimi con il suo volto di comprensione per l’umano sconforto, testimonianza viva che ricorda ad ogni persona la figliolanza e l’appartenenza a Dio. Suor Rita Del Grosso e suor Emma Zordan, che per anni hanno prestato servizio presso l’USMI Nazionale, in qualità di volontarie missionarie presso il carcere di Rebibbia, hanno voluto sottoporre ai detenuti un tema incentrato proprio sulla misericordia. La misericordia come massima aspirazione al rinnovamento interiore. Quale migliore auspicio da dedicare proprio a chi è chiamato ad espiare una colpa o redimersi del male commesso? Tutti siamo chiamati ad una riflessione profonda sulla nostra umanità, sul modo in cui ci rapportiamo agli altri e sui sentimenti di fratellanza e solidarietà che ci uniscono, che ci permettono di progredire come società e comunità in vista del raggiungimento del bene comune. Il termine pietas è precedente a quello di misericordia ed è spogliato delle implicazioni religiose seguite al diffondersi del cristianesimo. Questo ci dà la misura di come la pietas sia profondamente radicata nella natura stessa dell’uomo chiamato a convivere e rapportarsi con i suoi simili per costruire una civiltà e un’esistenza. Il carcere è la metafora per eccellenza di quella gabbia, di quella costrizione mentale che limita l’azione e la libertà dell’individuo. In una società civile, prima ancora che in una società religiosa, ci si deve interrogare con serietà sulla capacità riabilitativa e reintegrativa del sistema detentivo. Tutte le problematiche e gli interrogativi che da tempo animano il dibattito politico e culturale sulle vie da intraprendere e sugli ostacoli da superare, sono ben esposti nella prefazione di Davide Dionisi, giornalista di Radio Vaticana. La volontà dell’uomo se animata da buoni propositi lo porta a grandi conquiste. E’ importante prefiggersi delle mete. E’ importante stabilire su quali precetti morali ed educativi ci si intende muovere in modo tale che la libertà di ciascuno diventi una specie di missione animata dalla fede. Si è liberi quando si ha la possibilità di perseguire i propri progetti e trovare una realizzazione dimensionale, si è liberi quando si hanno delle convinzioni profonde e si prova ad edificarle. Libertà e fede hanno la stessa impalpabilità ma possono essere riempite con la stessa consistenza inamovibile quando il traguardo fissato è un valore aggiunto, capace di elevare e illuminare l’uomo. Dobbiamo ripensare e ripensarci come uomini liberi e responsabili, chiamati ad una missione importante. Contemplare il volto di Dio, rispecchiarci nella sua grandezza e nella sua amorevolezza. Questi temi sviluppati da tanti detenuti racchiudono i desideri e le paure di ciascuno di noi, i limiti e la bellezza che ci appartengono, la grandezza che ci sovrasta e che ci chiama ad uscire fuori dai nostri limiti, dai nostri ristretti schemi mentali ed esistenziali per scrutare un oltre, una nuova prospettiva delle cose. Noi tutti siamo la bianca colomba della copertina, forti delle imponenti ali del pensiero e del discernimento che ci portano a volare liberi, a magnificare con il nostro canto di gioia e gratitudine la bellezza di ogni nuovo giorno che irradia di luce le cose.

Romina Baldoni

 

La Misericordia libera e trasforma più di ogni pena

Raccolta di temi del Concorso Letterario presso la Casa di Reclusione di Rebibbia

curata da sr Emma Zordan e sr Rita Del Grosso

AA.VV., volume stampato e realizzato da volontari di AXA – Cuori in Azione, Roma 2016

Il libro è una produzione realizzata da un’associazione di volontariato, per tutte le informazioni rivolgersi a sr Rita Del Grosso 340.2518424 ritadelgrosso@yahoo.it

La custode del silenzio

la-custode1Il mio nuovo libro è la storia di Antonella Lumini, eremita in un antico appartamento nel cuore di Firenze.

Anni fa Antonella ha sentito un richiamo che l’ha spinta su una via già percorsa da tanti eremiti prima di lei.

Dipendente part time presso la Biblioteca Nazionale Centrale dove lavora nel reparto dedicato ai libri antichi, appena rientra nel suo appartamento Antonella chiude la porta e si apre al silenzio.

Lontana dall’idea di rifiutare il mondo, questa donna dall’aspetto fragile, tanto riservata, quanto disponibile all’ascolto e all’accoglienza, dosa con disciplina la connessione a internet e l’uso del telefono.

Le parole che pronuncia sono un balsamo per l’anima di chi va a trovarla, uomini e donne che cercano di dare un senso alla propria esistenza.

Per tre anni sono andato a trovarla, frequentando la sua “pustinia”, il suo deserto privato. Colpito dalla sua dimensione mistica, ho deciso di narrare la sua storia.

 

Note dell’autore

Paolo Rodari

Giornalista di Repubblica

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Antonella Lumini

Paolo Rodari

LA CUSTODE DEL SILENZIO

Einaudi, 2016, pp. 128, euro 15,00

Per un cristianesimo non religioso

Un DIO UMANO1Dalla prigione in cui era rinchiuso, il teologo Dietrich Bonhoeffer scriveva al suo discepolo e amico Eberhard Bethge parlando di «una lettura non religiosa della Bibbia», di «un cristianesimo non religioso» e di «un vivere davanti a Dio senza Dio». Le sue affermazioni continuano ancora oggi a pungere e interrogare il pensiero teologico e pastorale.

La religione può essere intesa come un insieme di atti di culto, di osservanze rituali o di precetti da ottemperare o di dogmi in cui credere per dare lode a Dio e ottenere la propria salvezza. Ma si dà lode a Dio osservando meticolosamente il culto e le leggi religiose o impegnandosi per la giustizia, lottando perché tutti gli uomini siano uguali in dignità e in opportunità economiche, promuovendo la loro la dignità? In un’omelia del dicembre 1977 il vescovo Oscar Romero affermava: «Una religione di messe domenicali, ma di settimane ingiuste, non piace al Signore, una religione piena di preghiere, ma senza denunciare le ingiustizie non è cristiana».

Gesù è chiamato il samaritano dell’umanità ferita. E il samaritano era nel suo tempo considerato eretico, forse non praticante, ma essendo attento all’uomo, era il vero credente. Nel suo impegno laico egli manifestava la sua fede e l’incontro con Dio. Questo non toglie nulla al valore della preghiera e della liturgia, purché siano luoghi di incoraggiamento a cambiare il cuore e camminare verso il mondo. Perché il fine della liturgia è prendersi cura degli uomini e del mondo. E la fede si manifesta principalmente in ciò che si fa per l’uomo.

Note sull’autore

Battista Borsato è parroco e direttore dell’Ufficio di pastorale familiare della diocesi di Vicenza. Docente all’Istituto teologico di Monte Berico, è membro della redazione della rivista Matrimonio. Per EDB ha pubblicato: Sposarsi nel Signore. Cammino di riscoperta del sacramento del matrimonio (112009); Nasce un popolo nuovo (22007); Vita di coppia. Linee di spiritualità coniugale e familiare (52003); Immaginare il matrimonio (22000); L’avventura sponsale. Linee di pastorale coniugale e familiare (22006), Il sapore della fede. Accendere il desiderio (32012), Credere fa bene (22014).

 

Battista Borsato

Un Dio umano

Per un cristianesimo non religioso

EDB, 2016, pp. , euro 13,00

Servitori della cultura dell’incontro

cozza-servitori-210x300«Mi sono chiesto se il “disimparare”, nella vita religiosa, possa essere una strada di conversione, di ritorno al vangelo, di nuova vita vitalizzante per i religiosi/e e gli altri». Così scrive p. Tullio Locatelli, giuseppino del Murialdo, presentando il volumetto del suo confratello, Rino Cozza, affermato e apprezzato autore di libri e articoli sulla vita religiosa.

In che senso “disimparare”? Nel senso di mettere tra parentesi teorie e prassi del passato della vita religiosa per aprire nuove strade e nuovi orizzonti che rendano significativa oggi la vita dei consacrati. E prende ad esempio papa Francesco che, con parole e gesti, «ci sta aiutando a disimparare una certa visione di Chiesa, di papa, di annuncio».

Nel passato la vita religiosa era pensata come “fuga da tutti e da tutto” per dedicarsi alla propria santificazione. Sono ancora sostenibili un’idea e una prassi del genere? Se è vero che la Chiesa è un «corpo comunicativo», che è stata fondata «per la comunione» – scrive padre Cozza nel Proemio – la vita religiosa potrà sottrarsi a questa visione ecclesiologica? Evidentemente no. Tanto è vero – dichiara l’autore – che se oggi la vita di consacrazione si trova impoverita, «deve trovarne la causa nel non essere stata fecondata dalla sana “contaminazione” delle relazioni intensamente umane e dai contatti con i diversi». Perché la vita religiosa riprenda vigore, ha bisogno di incontrare i «luoghi promiscui del vivere» e di essere nutrita «dai tanti cibi del villaggio globale». L’autore, a conferma delle sue convinzioni, cita la teologa Serena Noceti, secondo la quale «la vita religiosa dovrà crescere secondo modelli relazionali e partecipativi, che manifestino la Chiesa sinodale e inclusiva».

I primi tre capitoli del testo sono dedicati alla qualità e alla spiritualità delle relazioni e ai voti declinati come luoghi di relazione. I successivi sei capitoli sono incentrati sul tema dell’incontro: con Cristo, con i fratelli/sorelle, con l’umano, con la storia, con il mondo, con la Chiesa locale.

Il capitolo 10° – “In uscita” per poter “incontrare” – spinge a osare nuove strade, evitando scelte “non generative”, ma investendo il proprio carisma in “luoghi” che privilegino le relazioni.

Lo stile asciutto e concreto dell’autore, unito alla sua esperienza, fa di queste pagine un prezioso contributo al rinnovamento della vita religiosa.

Bruno Scapin

 

Rino Cozza, Servitori della cultura dell’incontro

EDB, Bologna 2016, pp. 124, € 11,50

Voti perpetui?

1Le Istituzioni di vita consacrata presentano come porta di ingresso solo e sempre «legami perpetui»: i voti di obbedienza, povertà, castità. E, in un contesto sociale «liquido» e mutevole, propongono un impegno per tutto l’arco della vita.

In che modo le istituzioni religiose presentano oggi, ai giovani che le accostano, i legami dei voti, parte inalienabile del carisma di fondazione? Il libro cerca una risposta indagando alcune dinamiche che si presentano in modo nuovo nella vita consacrata, in particolare il rapporto tra obbedienza e creatività personale, tra povertà e prestazione lavorativa, tra castità e sfera affettiva.

 

Sommario

Prefazione. Il senso della chiamata nella vita consacrata: il fidarsi per sempre di Dio (G. Pasquale). Presentazione. Ringraziamenti. I. Il senso antropologico di un legame. II. La tradizione di consacrazione nella Chiesa. III. La dinamica dei voti religiosi: obbedienza, povertà. IV. La dinamica dei voti religiosi: obbedienza, castità. V. Formazione a impegni perpetui. Bibliografia.

Note sull’autore

Umberto Fontana, psicoanalista jughiano, psicologo e psicoterapeuta, è docente emerito di Psicologia dinamica, Psicologia proiettiva e Tecniche diagnostiche della personalità allo Iusve. Ha inoltre insegnato Relazioni pastorali al San Bernardino di Verona e al Laurentianum di Venezia.

 

Umberto Fontana

Voti perpetui?

I legami di consacrazione religiosa nella società mutevole. Prefazione di Gianluigi Pasquale

EDB, 2016, pp. 144, Euro 16,50

 

Le virtù del digitale

Se spesso si parla di media digitali dandone una connotazione negativa, questo libro riprende la tradizione delle virtùle virtù per proporre un nuovo modo di accostarsi al web. Si tratta di ripartire da un’etica che si costruisce attraverso la pratica. Cosa significa essere prudenti in internet? Come vi si può esercitare la temperanza? È possibile essere giusti, forti, in uno spazio quanto mai “liquido”? C’è posto per la speranza, la carità e la fede? È la ripresa delle virtù – cardinali e teologali – a permettere, senza presupporre adesioni di principio, di individuare strategie e indicazioni operative volte ad acuire la consapevolezza e la responsabilità di chi utilizza i media digitali. Consapevolezza e responsabilità attraverso le quali è la stessa cittadinanza a costruirsi in un vero e proprio circolo virtuoso. Una interessante proposta per un’etica dei media, che utilizza come chiave di lettura le virtù della tradizione. Cosa significa essere prudenti, nel Web? Come si esercita la temperanza? C’è ancora spazio per la speranza? La risposta passa per un’analisi dei media e delle pratiche mediali con il risultato di allestire un dispositivo pedagogico, con indicazioni operative e quattro strategie. Un libro molto attuale.

PIER CESARE RIVOLTELLA insegna Didattica e Tecnologie dell’istruzione presso l’Università Cattolica di Milano, dove ha fondato e dirige il CREMIT (Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Informazione e alla Tecnologia). Dirige le riviste «REM – Research on Education and Media» e «SIM – Scuola Italiana Moderna». Tra le sue ultime pubblicazioni: Neurodidattica. Insegnare al cervello che apprende (Cortina, 2012); Fare didattica con gli EAS (La Scuola, 2013); La Previsione. Neuroscienze, apprendimento, didattica (La Scuola, 2014).

Cesare Rivoltella, Le virtù del digitale. Per un’etica dei media

Morcelliana, pp. 128, euro 11,00

 

 

Il brusio del pettegolo

Il brusio1«Il pettegolo ha i tratti del potente, del legislatore e del giudice. Si erge a custode dei valori della propria comunità, e la riuscita in tale impresa è fonte somma del suo piacere».

Per la sua capacità di includere e di escludere, oltre che di stabilire nei dettagli le regole dei giochi sociali, il pettegolezzo non risparmia nessuno ed è connaturato all’esercizio del potere. Diffuso in modo estremamente maggiore rispetto alle comunicazioni reali o ufficiali – e oggi amplificato dai social media – esso diviene strategia per comprendere posizionamento e legami dei singoli rispetto alle figure di leader emergenti.

Anche la Chiesa non è esente dal pettegolezzo, come testimoniano le Lettere di san Paolo e le severe critiche di papa Francesco rivolte ai brusii e alle voci che uccidono «il fratello e la sorella con la lingua».

Sommario I. Oralità e delega di fiducia. II. Le pratiche di comunicazione virale. III. Rumors e contesto digitale. IV. Caratteristiche dei rumors. V.Il pettegolezzo. VI. L’impegno della Chiesa.

Dario Edoardo Viganò

Il brusio del pettegolo

Forme del discredito nella società e nella Chiesa

EDB, pp. 80, euro 7,00

le mani vuote1Le riflessioni si concentrano sul tema della ricchezza e quello dei poveri nel vangelo di Luca (con una puntata sulla pagina della comunione dei beni in At 2). Dal Magnificat si passa alle beatitudini e ai “guai” tipici di Luca, dalla parabola del ricco stolto all’esortazione a dare senza contraccambio.

I pericoli della ricchezza sono ben descritti e sintetizzati dalla messa in guardia dall’impossibilità di servire Dio e l’idolo Mammona. La parabola di Lazzaro, del ricco e di Abramo è accostata a quella dell’uomo ricco e al bellissimo quadro dell’incontro di Gesù con Zaccheo. L’offerta della vedova, lodata da Gesù, è l’ultima immagine con la quale Gesù prefigura la sua personale offerta al Padre nella passione e morte.

Dalle riflessioni emergono fondamentalmente tre dinamiche. La prima è la logica del capovolgimento, per cui il potente conoscerà l’abbassamento, mentre l’umile sarà innalzato. La seconda illustra il potere negativo della ricchezza e si domanda come si realizzi la salvezza del ricco. La terza è legata alla figura reale e paradigmatica del banchetto.

Da occasione d’incontro di un élite di intellettuali esso diventa in Luca un banchetto in cui sono presenti i poveri, con un vero e proprio capovolgimento dei ruoli.

 

Matteo Crimella

Le mani vuote. Ricchezza e povertà

nel Vangelo di Luca

EDB, Bologna 2016, pp. 80, euro 7,00