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Novità in vetrina

Il Padre misericordioso

PADRE1È il primo libro di una nuova collana chiamata “Punti di incontro”. I titoli della collana vogliono essere libri per vincere l’ignoranza reciproca, che è la causa principale dell’odio e dell’intolleranza, per meravigliarsi assieme della bellezza e della forza della parola di Dio, nel rispetto e nell’ascolto l’uno dell’altro, anche dei differenti approcci.

“Il nostro è un tentativo di ‘rischiare incontri là dove tutti o molti, da una parte e dall’altra, preferirebbero ideologicamente scontri” ha detto padre Scarsato illustrando il progetto editoriale. La parola di Dio è un buon motivo, in un momento dove le parole feriscono e dividono, scagliate aggressivamente come bombe addosso a chi non è come noi, per usare parole diverse. Anzi, per “osare” parole diverse. Per questo ci è venuto in mente di progettare una collana di libri leggibili da tutti, persino da chi conosce soltanto l’arabo, e soprattutto da chiunque abbia a cuore la propria fede personale, ma ritenga che Dio è più grande anche di questa”.

Ogni libro della collana, interamente bilingue, italiano e arabo, propone un brano tratto, di volta in volta, dalle Scritture sacre di ebrei o cristiani o musulmani, commentato da vari autori appartenenti a queste fedi o laici “diversamente credenti” o non credenti, che accettano di incontrarsi e confrontarsi, con coraggio, senza pregiudizi.

In questo volume una suora, un rabbino, un iman e uno psichiatra non credente commentano la parabola del padre misericordioso. Ne esce un meraviglioso mosaico che aiuta a capire che cosa sia la misericordia. L’introduzione è del card. Montenegro.

Vittorino Andreoli, Elena Bosetti,

Haim Fabrizio Cipriani,

Yahya Pallavicini

Il Padre misericordioso

Messaggero, pp.160, euro 11,00

 

Biagio

BIAGIO2A inizio anni Novanta Biagio Conte vende tutto quello che ha e lascia la famiglia benestante a Palermo per incamminarsi alla ricerca del senso dell’esistere. Il suo è un percorso iniziatico che passa dalle montagne al mare, in totale povertà, ed è costellato di incontri in cui Biagio “smonta” e inverte di segno la diffidenza e l’ostilità dei suoi “fratelli”, trasformando ogni contatto umano in un’occasione di speranza. Ad accompagnarlo ci sono le parole e l’esempio di San Francesco, e dunque il viaggio di Biagio non può che culminare ad Assisi dove, sdraiato sul pavimento della chiesa, l’uomo troverà la sua pace interiore. Ma avrà veramente trovato Dio? Pasquale Scimeca racconta la (vera) storia di Biagio Conte come una parabola iniziatica e un antidoto per i nostri tempi bui: non a caso si svolge quando ancora c’erano le lire e un senso elementare di accoglienza non del tutto cancellato dalla paura ingenerata dalla crisi. Il punto di vista è quello di un laico, impersonato nel film dall’anziano regista che va ad intervistare Biagio ormai malato e si domanda: perché facciamo i film? La risposta di Scimeca è etica ed estetica: raccontare una favola morale senza sentimentalismi e senza fare dell’uomo che ne è protagonista un santo al di sopra del dubbio e dell’umana sofferenza, attraverso una telecamera digitale che segue Biagio passo passo, all’interno di una natura registrata in alta definizione come un’armonia di contrasti, seguendo una linea narrativa nitida ed essenziale, asciutta e rigorosa. Una linea dal percorso solo apparentemente casuale, in realtà guidato da una volontà interiore che trasforma il vagabondaggio di Biagio in un cerchio che si chiude: l’uomo finirà il suo viaggio nella nativa Palermo dalla quale è fuggito, disgustato dal materialismo del suo ambiente sociale, e fonderà proprio lì la sua Missione di Speranza e Carità per dare asilo agli ultimi e portare fino in fondo la sua ispirazione francescana. Scimeca evita ogni compiacimento e sceglie la strada della semplicità, realizzando non il film che si era messo in testa, ma il film che quella storia gli ha dettato: anche lui si lascia guidare, con umiltà e partecipazione, dalla mano di Biagio, lasciando spazio alla possibilità (ma non alla certezza) che dietro quella ci sia una mano più grande. Il suo film non accetta compromessi, men che meno commerciali (la lentezza della storia non lo aiuterà con il grande pubblico), perché è lui stesso in missione per conto forse di Dio, certamente di una profonda ispirazione spirituale. Contrariamente ai registi di alta tensione mistica (uno per tutti: Carl Theodor Dreyer) Scimeca rifiuta l’ascesi e l’astrazione per rimanere con i piedi ben piantati a terra, nudi come quelli di un francescano, e ci fa sentire il freddo, la fame, la fatica, il dolore fisico. La sua ricerca parte dal basso e si mantiene rasoterra, perché è quintessenzialmente umana, non (ancora) imbevuta di grazia divina. Biagio decide di non toccare più soldi in vita sua, ma tocca liberamente le persone e gli animali, cogliendoli di sorpresa e convertendoli alla propria visione priva di paura, al proprio senso universale di fratellanza. La gente gli risponde perché si presenta disarmato, in ginocchio, dispensando consolazione e conforto. E il fatto che la sua gentilezza colga tutti contropiede la dice lunga sul nostro mondo circospetto. Anche il film Biagio allarga l’anima e trova spazio al bene nelle nostre coscienze. Le immagini limpide e croccanti fanno il resto, lavorando sul nostro inconscio per restituirci un senso del vero e del buono.

Paola Casella

Biagio

Un film di Pasquale Scimeca

Dvd, euro 14,90

Umanesimo… come in un ospedale da campo

Circa la metà della ricchezza è detenuta dall’1 per cento della popolazione mondiale. Il reddito di 85 persone superMisericordia ricche equivale a quello della metà della popolazione mondiale. Sette persone su dieci vivono in paesi dove le disuguaglianze economica è aumentata negli ultimi 30 anni. Noi occidentali siamo meno del 20 per cento della popolazione mondiale, ma consumiamo l’86 per cento delle risorse naturali.

Numeri che fanno pensare. E che mettono a rischio il modello di sviluppo occidentale. Con questi dati tenta un ragionamento Sandro Calvani – già direttore di vari organi delle Nazioni Unite e della Caritas in 135 paesi, e docente universitario di politiche per lo sviluppo sostenibile e gli affari umanitari – che nel suo libro, riscopre il gusto di un nuovo umanesimo attraverso il pensiero e la pratica di un nuovo e corretto modello di crescita economica.

Misericordia, inquietudine e felicità sono intrecciate tra loro e nessuna è davvero possibile nel mondo globalizzato se manca una delle altre due. Il libro presenta alcuni protagonisti, pensieri e proposte vissuti da cristiani nel mondo contemporaneo, come se ci svegliassimo e vivessimo ogni giorno in un ospedale da campo.

Fatti e storie personali dimostrano che nessuno può cambiare davvero e per sempre la vita di qualcun altro, ma attraverso la misericordia, l’inquietudine e la felicità ognuno può scegliere il proprio destino. E così, molti altri potranno seguire lo stesso filo di Arianna, per uscire dal labirinto di contraddizioni, guerre e infelicità del nostro tempo.

Sandro Calvani, Misericordia, inquietudine e felicità

pp. 179, Ave, euro 10,00

Fedeltà è cambiamento

Cosa sta cambiando nella Chiesa e come? Qual è il disegno del nuovo Pontefice e quale il suo ruolo di innovatore diNL un’istituzione millenaria come la Chiesa? La prima rivoluzione del Papa venuto “dalla fine del mondo” è un mutamento formale dalle profonde implicazioni sostanziali: sta nei gesti e nelle parole con cui si è manifestato quale “Papa del dialogo”, capace di andare incontro a tutti.

Francesco parla, infatti, al mondo intero con i codici dell’intimità e della confidenza fin dal “buonasera” con cui ha salutato la folla appena eletto e dalla scelta del nome del santo di Assisi, per continuare con l’invito a “costruire ponti e non muri”, o con espressioni come “il pastore deve avere l’odore delle pecore”. Ma il suo annuncio si fa subito prassi, intervento, comportamento: sogna “una Chiesa povera per i poveri” e per loro apre materialmente le porte del Vaticano.

Questo libro illustra la rivoluzione comunicativa del Papa da un punto di vista unico: quello di chi ha il compito di “raccontarlo”, accompagnandolo nelle cerimonie, nelle udienze, nei viaggi.

Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione del Vaticano, ci fa rivivere in presa diretta le scelte e gli eventi attraverso i quali il successore di Benedetto XVI, primo Papa gesuita e sudamericano, sta introducendo un profondo mutamento destinato a ridisegnare non solo la Chiesa ma anche la società intera, nel senso del Vangelo.

Dario Edoardo Viganò

Fedeltà è cambiamento

La svolta di Francesco

raccontata da vicino

euro 16,00

Ho amici in Paradiso

NL_13La disabilità che cambia il cuore degli uomini. Sono iniziate le riprese di Ho amici in Paradiso, il film di Fabrizio Maria Cortese, ambientato in una location particolare: il Centro Don Guanella di Roma. Sarà una commedia agrodolce, interpretata da Valentina Cervi, Antonio Catania e Fabrizio Ferracane insieme a dieci attori non professionisti, ospiti della stessa struttura.

Ho amici in Paradiso è la storia di Felice Castriota, un commercialista che non ha avuto l’onestà di rifiutare l’offerta di riciclare il denaro sporco della malavita e ora, condannato alla galera, accetta l’affido ai servizi sociali. E il luogo che lo ospiterà sarà proprio il Centro Don Guanella.

«Ho amici in Paradiso racconta la storia di un cambiamento di un uomo, a contatto con un mondo completamente diverso da quello che ha sempre frequentato» spiega il regista Fabrizio Maria Cortese. «Ho iniziato a frequentare il Centro Don Guanella per motivi personali all’inizio del 2014. Mi hanno chiesto, conoscendo il mestiere che svolgevo, di aiutare gli ospiti nel preparare i cabaret e gli spettacoli teatrali che organizzano ogni anno nel mese di giugno. Lì ho conosciuto dieci persone, con un’età che va dai 21 ai 65 anni: assieme a loro, per un anno e mezzo, ho costruito il film in base ai loro personaggi.

Mi hanno anche chiesto di avere un nome diverso per poter entrare davvero nei personaggi che interpretavano. Hanno una capacità di ascolto, una genialità e un’autoironia non comune». «Il titolo del film – racconta don Pino Venerito, direttore del Centro Don Guanella – è nato da una domanda del regista, che frequenta da tempo la nostra struttura. Mi chiedeva: “Che ne pensi se raccontiamo questo angolo di Paradiso, con i vostri operatori e ragazzi?” Era l’estate del 2014 e noi stavamo pensando alle attività del 2015, anno del centenario della morte di don Luigi Guanella. Invece di scrivere un film su di lui, abbiamo pensato che sarebbe stato più utile raccontare come il suo carisma ha davvero influenzato le vite delle persone. Nel film, come avviene nella realtà, il concetto di riabilitazione è reciproco. Medici, terapisti, volontari chiamati ad assistere gli ospiti del centro, sono riabilitati loro stessi dal mondo dei disabili».

Sulla scia delle commedie francesi di successo come Quasi amici e La famiglia Bélier, il regista ha costruito l’atmosfera del film, che sarà pronto a fine 2016. «Ho amici in Paradiso è un progetto coraggioso e non scontato» ha sottolineato monsignor Galantino, segretario generale della Cei. «Papa Francesco – ha aggiunto – ci invita a mettere al centro la periferia. Su questa strada è orientata l’Opera Don Guanella e spero che questo film possa aiutare tutti a scommettere di più su questo tipo di realtà.

Lo Stato, la Chiesa e tutte le organizzazioni dovrebbero investire in queste realtà perché non significa spendere ma alimentare una risorsa».

Emanuela Genovese

Avvenire, 5 maggio 2016

Web mission

NLWeb mission tra le periferie esistenziali è il titolo del nuovo libro di don Fortunato Di Noto, edito da Passione Educativa, che esce alla vigilia della 50ma Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali.

Un’occasione che diventa per l’autore il pretesto per rivolgere a tutti una riflessione, ricca di contenuto, sulla necessità di abitare le periferie digitali per evitare che le attuali generazioni restino intrappolate dalla rete, un luogo da vivere che però richiede l’acquisizione di uno stile di vita rinnovato, simile al modo di essere e di porsi di Gesù.

A tal proposito, don Di Noto evidenzia come la rivoluzione digitale abbia segnato un profondo cambiamento che pone alcuni interrogativi: l’evoluzione tecnologica può incidere sullo sviluppo cognitivo, emotivo, relazionale dei bambini? Sui social network è possibile incontrare Gesù? Davanti ai peccati e ai reati che popolano le periferie digitali, Gesù cosa avrebbe fatto?

L’attenzione di don Fortunato, come sempre, è rivolta in maniera particolare ai minori. A loro pensa mentre parla ad educatori, insegnanti, genitori, giovani e adulti di buona volontà che vogliono comprendere la necessità di una missione nel web, a protezione di bambini e adolescenti.

Così, l’uomo con la croce, digitalmente tradotto in O+, aiuta il lettore ad ambientarsi nel web per imparare ad abitare il digitale, cogliendone tutte le opportunità, senza ignorare i pericoli di una reale vita virtuale.

Parte del ricavato del libro è devoluto all’associazione Meter Onlus, realtà nata nel 1989, per volontà di don Fortunato Di Noto, proprio in risposta ad una missione che, in una prospettiva cristiana, assunse fin dal primo momento i tratti di una chiamata, da parte di Gesù, a lottare contro la pedofilia e gli abusi all’infanzia.

Web mission tra le periferie digitali è disponibile, già da ora, sul portale di Passione Educativa; nei prossimi giorni, sugli spazi online dedicati e nelle librerie.

Alla presenza di Dio

NL_4Il libro propone un tentativo di risposta a un interrogativo cruciale nella vita religiosa: come si passa da una fede di seconda mano a una fede personale? Tradotto in altri termini: come può una religiosità ereditata diventare una fede matura che trasforma la vita personale?

La religiosità tramandata è un dato di fatto di tante esperienze di fede, quasi facesse parte del DNA trasmesso. Solitamente, le persone si arrendono all’inerzia familiare e/o sociale dell’esperienza religiosa, oppure la rifiutano di getto. Maturare spiritualmente significa prendere in mano quest’esperienza, personalizzarla e impersonarla.

Per chi vuole percorrere questa strada di autenticità e autenticazione, questo libro propone una traccia con cinque dimensioni fondamentali dell’esistenza spirituale. Questi pilastri, se rinsaldati, permettono il passaggio dal “sentito dire” all’esperienza sentita dell’essere cristiano.

I capitoli del libro ripercorrono il momento sorgivo dell’esperienza di fede (Vocazione); l’approfondimento di questa chiamata con la risposta della preghiera intesa come atteggiamento di tutta la coscienza e di tutta la vita (In-vocazione); la vita di preghiera immersa nell’Infinito di Dio viene salata e verificata nella storia e nella concretezza della comunione con gli altri nell’amore (Con-vocazione); il cammino non poteva trascurare l’aspetto di prova, di oscurità, di vertigini che causa il contatto con l’Altissimo, e non poteva chiudere un occhio alla dimensione difficile di morte a sé per pre-gustare la risurrezione e la maturazione della fede (Pro-vocazione); l’ultimo capitolo, infine, considera alcune dimensioni che accompagnano e consolidano ogni maturazione della fede: la dimensione del ricordo, del fare memoria della fedeltà del Signore, dell’equilibrio che traduce la maturazione attraverso un felice connubio tra lo spiritoso e lo spirituale, l’umore e l’amore, la maturità e l’infanzia spirituale (E-vocazione).

 

Robert Cheaib

Alla presenza di Dio. Per una spiritualità incarnata

pp. 200, euro 15,00 – Il pozzo di Giacobbe

I luoghi dell’umano

NL_luoghiAlcuni interventi, articoli e conferenze di Giovanni Cucci, legati tra loro da un filo conduttore che vuole essere quello di apertura al confronto, alla riflessione e al dialogo su tutte quelle tematiche che riguardano il nostro tempo, la realtà che ci circonda, gli interrogativi vecchi e nuovi che chiamano in causa l’essere umano.

In questo libro vengono raccolti e raggruppati quasi con l’intento di mettere a fuoco alcuni punti basilari che possono essere l’appiglio e l’input per mettere a fuoco il quadro generale.

Le parole cardine sono: complessità, fragilità e trascendenza.

La fragilità si fa sentire in tutte quelle problematiche etiche che riguardano la sessualità, il suicidio, il senso di colpa, l’omosessualità. Nell’Occidente cattolico anche l’istituto del matrimonio religioso sta conoscendo una grave crisi e disaffezione che sembra in qualche modo controbilanciata dalla richiesta di unione, riconosciuta e tutelata, da parte di coppie omosessuali. Diventa pertanto opportuno porsi delle domande che siano anche indagine psicologica, antropologica e sociale. Interrogarsi sulla dimensione religiosa, che è bisogno profondo e ineludibile desiderio spirituale di ognuno, e sul relativismo materialista che sempre più ci porta a ragionare per slogan, ad assumere atteggiamenti superficiali ed egoistici. La fragilità in questi casi entra in ballo come “pendolo emotivo” che caratterizza i nostri atteggiamenti predominanti. Una tendenza volubile che affida i nostri sentimenti agli slanci del momento. Anche il tema del male e del senso di colpa/peccato ha bisogno di essere spiegato sia a livello psicologico che religioso. Il fatto che questa società tenda ad esorcizzare la sofferenza stigmatizzandola e mettendola a tacere, fa emergere forme latenti di comportamenti autolesionisti. Nel momento in cui si pretende di muovere una sfida alla morte con il ricorso alla scienza e al progresso tecnologico, aumentano i casi di suicidio proprio tra i giovani. In che modo siamo approdati ad una qualità di vita davvero più ricca e appagante? Davvero essere soddisfatti da tutti i bisogni materiali ed essere sommersi dall’eccesso aiuta a superare i disagi? Come si spiegano allora la tristezza, l’apatia e il vuoto esistenziale? Entra in ballo la seconda parola chiave. Complessità.

La complessità si ascrive all’uomo e si ascrive alla nostra epoca detta postmoderna. Consumismo sfrenato e benessere non sembrano portare automaticamente al raggiungimento della felicità. Forme sempre più inquietanti di male e di paranoie affliggono l’uomo contemporaneo a cui sembra sfuggire l’essenziale. Si dibatte quindi sul rapporto tra ragione ed emozione, sulla rappresentazione simbolica, sull’affettività, sull’espressione artistica e immaginifica. Dalla creatività, dal sogno e dalla libera espressione non necessariamente ancorata alla logica, si arriva alla conoscenza interiore, all’autocomprensione. Qualcosa che inevitabilmente tira in ballo la terza parola chiave della trascendenza. La necessità di guardare oltre il corporale e oltre la finitudine è già indicazione del fatto che il pensiero e la riflessione ci spingono a guardare ad un oltre. La prospettiva cristiana e religiosa aiuta ad individuare una nuova dimensione di apertura: la reciprocità, l’amore gratuito quale fonte di gioia e riscatto dal male. L’accoglienza del dono della fede.

Romina Baldoni

usminforma@usminazionale.it

I LUOGHI DELL’UMANO – Tra complessità, fragilità, trascendenza

GIOVANNI CUCCI, ADP, Roma 2016, pp. 435, € 20,00

Il Giubileo

“La misericordia non si ferma alle soglie della

vita. Il confine con la morte le è estraneo:

quell’oltre non può che appartenerle perché

anch’esso imperscrutabile e senza limiti.

Anche la misericordia è, a suo modo,

un abisso, il pozzo senza fondo dove riposa,

ma senza pace, il fremito del bene.”

NL_FrancescoLa grande attualità e il fondamento stesso del pontificato di papa Francesco è la misericordia. E’ la misericordia a guidare i passi di Francesco, e sono le opere che nel suo nome compie a spianare la strada, aprire varchi, costruire ponti, soprattutto sul piano della riconciliazione e della pace. Il Giubileo straordinario della misericordia è su questa linea. Nel libro si parla di punto esclamativo del pontificato. Per tradizione e per le folle che richiama, l’Anno Santo va catalogato tra i grandi eventi. Non può fare certo eccezione il Giubileo che si è aperto nel giorno dell’Immacolata, a 50 anni esatti dalla chiusura del Concilio Vaticano II. Nel volume si dà conto dei molteplici aspetti di una celebrazione di lungo periodo, delle tematiche affrontate nelle singole Giornate. L’interpretazione sostanziale è quella di voler leggere ‘l’urgenza dei tempi’. Farsi ‘Chiesa in uscita’ nei luoghi in cui si svolge la vita, cominciando dalle periferie esistenziali dove è più immediato e aspro l’incontro con situazioni di ingiustizia e di sopraffazione, dove è sempre aperto e in azione il cantiere di ognuna delle Sette opere di misericordia. Ogni opera catechistica è commentata e analizzata. Nella parte centrale si mette in relazione Concilio e Anno Santo, facendo un excursus rapido nella storia della Chiesa moderna e un focus al Giubileo del 1975, che fece usare a Paolo VI l’espressione “Civiltà dell’amore” e, soprattutto al Grande Giubileo dell’Anno Duemila. Una sezione importante è poi dedicata ai testimoni di questo Giubileo. I grandi apostoli della misericordia nell’era moderna: santa Faustina Kowalska, san Giovanni Paolo II, e la futura santa Madre Teresa di Calcutta.

«Dal documento giubilare viene un monito chiaro a ‘non cadere nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge”. Si tratta invece di aprire i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità. Si capisce perché in questo contesto, Papa Francesco abbia posto al centro del Giubileo Straordinario la riscoperta delle Opere di misericordia, quelle corporali e quelle spirituali. La misericordia è come un mantello che avvolge tutto il cammino giubilare». (Card. Pietro Parolin dal capitolo: È il Giubileo di Papa Francesco)

 

Il Giubileo

La Misericordia

Francesco

Angelo Scelzo, Libreria Editrice Vaticana 2015

pp. 376, € 16,00

 

a cura di Romina Baldoni

usminforma@usminazionale.it

 

Il mio credo

NL2_MIO_CREDOLo sforzo di “riscrivere il Credo” in un mondo in continua trasformazione ha coinvolto nel corso del ‘900 grandi personalità della cultura, della teologia e delle Chiese.

Da Bonhoeffer alla Weil, da Casaldáliga a Turoldo, da Mazzolari a Küng, da Rahner a Teilhard de Chardin si coglie l’esigenza di “ripensare la fede” e di riformulare il Simbolo apostolico riscoprendo il nesso tra i contenuti del messaggio evangelico e la risposta all’interrogativo sul senso della vita.

Il libro propone alcune significative riscritture della professione di fede capaci di illuminare il compito affascinante e inesausto di comunicare e tradurre ciò in cui si crede.

 

Il mio credo. Venti riscritture della professione di fede

a cura di Fabrizio Bosin Gianluca Montaldi

pp128, euro 11,50, EDB

 

Il mio credo. Venti riscritture della professione di fede

a cura di Fabrizio Bosin Gianluca Montaldi

pp128, euro 11,50, EDB

 

Il mio credo. Venti riscritture della professione di fede

a cura di Fabrizio Bosin Gianluca Montaldi

pp128, euro 11,50, EDB